Omelia nella notte di Natale 2018
Passi, fatti veloci dal freddo pungente, ci hanno portato qui questa notte, in questa chiesa adesso inondata di luce e ricca, come non mai, di segni, di simboli.
Voglio richiamarli ad uno ad uno: il presepe, in cui ognuno di noi è chiamato ad esserci, mettendo la statuina di una pecorella; i presepi di carta preparati dai ragazzi del primo anno di catechismo; l’altro presepe, fatto da coloro che animano “Lo Stanzino” di via Quarti: un presepe che è un’interrogazione sulla nostra disponibilità a viverlo il presepe, non solo a farlo; l’albero di Natale, addobbato dai bambini più piccoli con i loro mondi colorati; i tralci e i grappoli preparati dai ragazzi del quadro anno di catechismo; la corona di Avvento, con i suoi ceri consumati; il bambino Gesù, davanti all’altare, circondato dagli alimenti che abbiamo raccolto durante l’Avvento.
Tanti segni. Segni che raccontano passi; i passi di un cammino: quello della nostra comunità parrocchiale verso questo Natale.
Forse qualcuno, questa sera, in cuor suo sentirà di dover dire: ma io non ho camminato, non ho fatto nulla di quanto tu stai dicendo. Io sono rimasto indietro, sono rimasto fermo.
Sarebbe vero, questo, se ognuno di noi fosse da solo. Ma noi non siamo soli: siamo il popolo di Dio in cammino. E quando un popolo cammina, qualcuno è più avanti, apre il cammino, segna la strada, ma tutti gli altri seguono; e chi più fatica a camminare è come trasportato dai passi degli altri. E così, questa sera, siamo arrivati tutti qui.
Vorrei che fissaste lo sguardo sul bambino he abbiamo posto in mezzo alla corona d’Avvento, circondato dagli alimenti che abbiamo raccolto in queste settimane.
Con questa raccolta abbiamo cercato di venire incontro al bisogno di molti: 90 famiglie. E io sono stato molto colpito dalla vostra generosità.
Avete portato dei doni e non a caso adesso, simbolicamente, sono messi attorno a Gesù: è a lui che, con quei doni, voi siete andati incontro.
Ma c’è ancora un dono che noi, adesso, possiamo portare. E possiamo portarlo solo ora e solo perché non abbiamo chiuso gli occhi davanti al bisogno dei fratelli.
Adesso possiamo portare il dono che a noi viene nuovamente consegnato in questa notte: possiamo portare il Verbo che si fa carne, possiamo portare l’annuncio di Cristo e il suo Vangelo. È questo il dono più grande che noi possiamo fare; ma non potevamo farlo prima. Solo adesso. Perché adesso, insieme alle nostre mani che hanno donato, si è aperto anche il nostro cuore.
Adesso possiamo accogliere il Verbo che dice il senso della nostra vita e della vita di ogni uomo e di ogni donna.
Altri passi, allora, ci attendono in questa notte e nei giorni che verranno. Passi che da questa chiesa ci porteranno incontro agli uomini e alle donne con cui il Signore ci chiede di camminare. Siano passi che portano la «luce vera, quella che illumina ogni uomo», affinché, quando tra pochi giorni si spegneranno le luminarie del Natale non manchi la luce nel cuore dei fratelli.